17 maggio 2007

DOSSIER CARAVAGGIO

André Berne-Joffry si è appassionato al milanese “Caravaggio”, in occasione della mostra Longhiana del 1951 che lo fece conoscere al grande pubblico. Un’ulteriore spinta alla conoscenza dell’artista fu data proprio dal testo di ABJ. Per secoli Caravaggio è stato tenuto in una sorta di limbo e tante croste che circolavano gli erano state ingiustamente attribuite offuscandone la grandezza. ABJ propone il punto di vista di molti critici d’arte non tutti disponibili a riconoscere il genio dell’artista Lombardo/Romano (fu a Roma che in realtà questo pittore un po’ folle maturò la sua arte). Suggestiva la lettura di alcuni brani di contemporanei del Caravaggio e di Caravaggio stesso. Il libro serve anche a capire meglio, più in generale, l’arte del seicento Italiano. Affascinante. Unica pecca, incomprensibile, le foto in bianco e nero.
Pier Franco Schiavone

3 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Caro Schiavone, ti ringrazio per aver scritto sul blog di CSF, a proprosito del libruccio,che so tutto sull'arte, Impossibile! Comunque, lo studio dell'arte fa parte della mia professione e cerco di aggiornarmi. Secondo me , le foto in bianco e nero, nel testo di A.Berne-Joffroy su la psicologia delle attribuzioni e dell'arte, sono giustificate dal fatto che l'assenza del colore mette in risalto gli aspetti immateriali dell'opera d'arte. È noto il naturalismo, come genere di successo dell'arte caravaggiasca, e il colore ne avalla la specificità. Il bianco e nero, invece, ci trasporta in un mondo immaginario di luci e ombre irreali. Mi rendo conto che sto per dire un'assurdità, ma penso che se Caravaggio fosse vissuto oggi avrebbe fatto il fotografo in bianco e nero. E qui mi fermo, per non rischiare la mordacchia dei santoni, custodi della storia dell'arte.

Pier Franco Schiavone ha detto...

Beh, cara Guarini, non ci avevo pensato. Sostieni dunque che la pubblicazione delle opere in b/n è voluta per dare rilievo agli aspetti immateriali delle opere. Pensavo che l'editore avesse voluto risparmiare, ma preferisco di gran lunga la tua ipotesi.
Pier Franco Schiavone

Isabella Guarini ha detto...

Quando frequentavo il liceo, i libri di storia dell'arte erano in bianco e nero, perchè allora il colore costava troppo. Oggi i mezzi a disposizione consentono di pubblicare a colori su larga scala e a basso costo. Persino i quotidiani stanno introducendo il colore. Usando il computer, ho sperimentato la sottrazione del colore su dipinti di varie tendenze artistiche, antiche e moderne. Ad esempio, se togliamo il colore a un affresco pompeiano, resta, comunque, la struttura dello spazio e figurazione attraverso la linea. Ciò fino all'impressionismo, compresa la Gioconda, grazie al chiaroscuro, e così via. Se proviamo a sottrarre colore a un dipinto impressionista o espressionista e, poi cubista, astrattista o altro, ci accorgeremo subito della inconsistenza della figurazione e dell'assenza di una spazialità strutturata.Senza il colore la modernità svanisce. Infine la contemporaneità, che è "tempo reale",immateriale e priva di spazio e forme visibili.