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26 gennaio 2007

MADAME BOVARY

da Pietro Bellomo

[Questa recensione dovrebbe essere letta prima di quella di “Notre Dame de Paris”]

Affrontai Flaubert piuttosto diffidente, convinto com’ero che a 40 anni non si potesse scoprire più niente che potesse cambiare il modo di vedere le cose. “Madame Bovary” arrivò in un momento in cui forse la mia superbia aveva raggiunto il livello di guardia. La descrizione del nulla che spesso circonda anche quanto di più intimo, come l’amore, sentiamo, mi lasciò francamente atterrito. Ero anch’io, come la Bovary, solo un imitatore dei sentimenti altrui? Ed esistono infine questi sentimenti?
La storia di Emma, che sposa un uomo tanto banale quanto infine irreale anch’egli, e che si costruisce un mondo di amori passionali e travolgenti passioni solo “da romanzo”. (...)

NOTRE DAME DE PARIS

da Pietro Bellomo

[Questa recensione dovrebbe essere letta dopo quella di "Madame Bovary"]

Il diavolo e l’acquasanta. Dopo aver letto Flaubert, la fortuna volle che mi imbattessi in Hugo, che avevo sempre scansato, considerandolo un feuillettonista barocco. Barocco, sì lo è davvero. Ma come può essere barocca la vita di ognuno, in cui capita di inerpicarsi sulle vette dei sentimenti estremi, e poi precipitare nella banalità. Questa storia da cartone animato, nota a tutti, è in realtà uno strumento per Hugo per aprire uno sguardo appassionato sulla forza vitale, che colora un mondo sin troppo grigio. Per chi vuole tornare a sperare questo libro può essere la salvezza.