da Pier Franco Schiavone
Ho riletto: Diceria dell’Untore, di Gesualdo Bufalino. Chi si aspetta un romanzo facile e d’agevole lettura è bene che non inizi. È invece un libro difficile proprio per quanto riguarda l’Italiano di Bufalino...No, ragadi siamo, ragadi sopra il grugnoculo di Dio, caccole di una talpa enorme quanto tutto, carni crescenti, pustole, scrofole, malignerie che finiscono in oma, glaucomi, fibromi, blastomi…Ma vale la pena. Vi sono anche pagine pregne di poesia. La storia è semplice (per la seconda volta vi propongo una storia ambientata in un sanatorio) ma il fascino della scrittura di Bufalino incanta.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Schiavone, mi toccherà leggerlo Bufalino, fra te e Santi Urso. Dal poco che ne ho letto finora, mi sembra un grande, nel senso che usa una lingua tutta sua da rimanerne incantati, ma non come gioco di alta enigmistica fine a se stesso, come fanno altri che dopo un po' stufano. Bufalino, come uso onesto della lingua, è paragonabile a Gadda e a Cordero, che non tirano pennellate a casaccio solo per tirarle. Il confine fra grande letteratura e bozzettismo da fuochi d'artificio esiste e bisogna accorgersene.
Primo Casalini
L'Italiano di Bufalino a tratti sembra inventato. Devo ammettere che ho dovuto fare spesso risorso al dizionario. Ho letto il libro pensando alla sua cadenza siciliana e mi è piaciuto ancora di più. Pura musica.
Posta un commento