28 febbraio 2007

VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE

da Pier Franco Schiavone

Viaggio al termine della notte è uno di quei libri che lascia il segno. Crudo, amaro, ma anche intriso di una sottile vena umoristica. Ferdinand, il protagonista, vive varie esperienze, guerra, colonialismo, emigrazione, fabbriche Fordiste, ospedale. Tutto è raccontato con un linguaggio diretto, senza fronzoli. Come un medico taglia col bisturi, così Celine, che era medico, scrive. Ma cos’è la notte di Celine, la guerra o il disagio che è dentro di noi ma che in realtà non termina mai? Certo Celine il suo disagio non deve averlo superato se poi scrisse le Bagattelle per un massacro, coinvolgendo nella follia di quel libro antisemita anche ciò che di molto buono aveva scritto. La follia di un grande talento.

1 commento:

Solimano ha detto...

Anni fa ho cominciato a leggere il Viaggio al termine della notte di Céline apprezzandone le molte qualità di scrittura, di lucidità intellettuale ed anche di umorismo grottesco. Fatto sta che non l'ho finito, e mi sono chiesto il perché, non venendone ad una, finché non mi sono accorto che la stessa cosa mi era successa con Pirandello e con Kafka. Si potrebbe dire che non reggo gli scrittori pessimisti, ma non è così, perché, per fare due esempi, Fenoglio e Tozzi sono fra i miei preferiti. Ma in loro la tragedia nasce dalle cose, mentre in Céline, Pirandello e Kafka la tragedia nasce dal pensiero che si sovrappone alle cose, è una meta-tragedia.

Primo Casalini