da Primo Casalini, Monza
"Et déjà je l’imaginais, la nuit, enveloppant sa fille dans un manteau, et partant avec elle pour de nouvelles aventures".
E' l'unico libro di Alain-Fournier, che lo pubblicò nel 1913, a 27 anni, sfiorando il premio Goncourt. Un anno dopo scomparve nella prima guerra mondiale.
Fiabesco e quotidiano, vive l'evasione amorosa e avventurosa mantenendo intatte le radici fra Cher e Sologne, nella Francia profonda. Leggendo Alain-Fournier, riviviamo nel nostro qui e ora l'età fra infanzia e adolescenza, che chissà perché abbiamo nascosto così a lungo. Si sta meglio, dopo.
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5 commenti:
Ciao Primo,
vedo che leggi molto nella lingua originaria dei romanzi.Non ci sono mai riuscita, perchè leggere per me è un modo per ritrovare la mia identità. Però, preferisco i libri con la stesura originaria e la traduzione, come avviene per i classici in latino o greco. In lingua leggo solo i testi scientifici.
In lingua originaria leggo le poesie, non c'è altra strada, il che vuol dire che i poeti tedeschi e russi non li leggo, purtroppo. Per i romanzi, ci vado piano: leggo in lingua originaria Stendhal, Alain-Fournier, Queneau. Anche il Wilde de L'importanza di chiamarsi Ernesto. E leggerò Laclos. Ma in genere odio faticare, visto che ci sono ottime traduzioni in giro.
Primo Casalini
Eppure leggo Romeo e Giulietta in inglese per esercitarmi a tradurre, perchè la prima traduzione l'ho fatta a scuola, tanti anni fa.
Ho letto il tuo post, le rose e le mani che mi ha fatto ricordare tanti episodi della mia vita professionale. Dopo la laurea in architettura vinsi un concorso per il piano del centro storico di un importante comune della Campania, insieme ad altri maschietti. Fummo intervistati da una radio locale; gli altri ebbero una domanda pertinente con il ruolo professionale, mentre a me fu chiesto: "quale sarebbe stato il ruolo di una donna per l'occasione". Mi sentii una schifezza, ma ebbi la forza di rispondere che avrei fatto l'architetto, nonché la coordinatrice. I miei colleghi, colti di sorpresa, annuirono. E così fui coordinatrice. Trasformare le mani (simboliche) in rose, da Isabella Guarini
Riscrivo il mio post Le rose e le mani, sono incontentabile:
"Isabella Guarini dice con ragione: "Il gioco si fa sin dall'antichità, ma non si dice". L'Avvocato un giorno asserì: "Innamorarsi è roba da camerieri", fra il consenso di tanti, specie torinesi, che si ritrovarono un mese dopo perdutamente innamorati delle cameriere. Frase più ingenua che cinica: esiste il minigolf, ma anche il golf, il ping pong, pure il tennis, il pony, ma il cavallo è ben altro. Il romantico menzognero e furbacchione porge rose e allunga mani. C'est trop facile, si può fare di meglio, ad esempio chiamando con lucidità il gioco per nome. Il sentimento diviene vero, quindi amoroso".
Primo Casalini
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