22 febbraio 2007

LO SPAZIO FIGURATIVO DAL RINASCIMENTO AL CUBISMO

da Isabella Guarini

Non si può parlare del Rinascimento senza la "prospettiva", concezione dello spazio che si costituisce nel Quattrocento in Firenze e che domina l'arte europea per quattro secoli fino alla dissoluzione con le esperienze dell'arte moderna e contemporanea. Un testo fondamentale per la comprensione dell'arte contemporanea.
Pierre Francastel, Prima edizione in francese 1951, Quarta edizione Einaudi, 1957, Lire 8000

8 commenti:

Solimano ha detto...

Guarini, c'è un arte che ha dato il massimo di sé quando ha adottato la prospettiva come forma mentis che influiva sulla scelta dei soggetti e sulle modalità esecutiva: l'arte delle tarsie in legno, specie col grande Fra' Giovanni da Verona, i cui capolavori sono a Verona, a Monteolivero, a Napoli (in Sant'Anna dei Lombardi). Gli ho dedicato un Bel Momento, quello sulla chiesa di Santa Maria in Organo di Verona. Un altro l'ho dedicato allo Studiolo di Gubbio, un capolavoro paragonabile allo Studiolo di Urbino, che sta attualmente al Metropolitan Museum e che è opera di artisti toscani.
Mi piacerebbe che tu li guardassi, li trovi con Google (il mio nome + bei momenti). Quando gli artisti pretesero di usare la tarsia per altri scopi, divenne un'arte minore, come tante altre, ma fra '400 e '500, altro che arte minore!

Primo Casalini

Isabella Guarini ha detto...

Caro Casaalini, hai ragione da vendere sulla questione delle arti divise in maggiori e minori. Un dissidio insanabile ancora oggi, come si può vedere anche dalla suddivisione delle scuole in Licei artistici e Istituti d'Arte. L'insegnamento della tarsia lignea è ancora vivo a Sorrento,per una piccola nicchia di mercato a scopo turistico. L'arte moderna e contemporanea spazza via le tecniche tradizionali senza pietà. Di recente ho partecipato a un concorso in Svizzera per la riproposizione di materiali lignei,prodotti industrialmente,da comporre con vari materiali utilizzando le opportunità, offerte dalla automazione, per la riduzione dei costi. Naturalmente, non ho vinto!

Solimano ha detto...

Nelle cosiddette arti minori ci sono stati dei maestri che si misurano coi massimi: Fra'Giovanni da Verona, l'intarsiatore, si confronta con Piero della Francesca, gli stucchi di Giacomo Serpotta rispondono al Bernini, il Compianto in terracotta di Niccolò dell'Arca è degno di Michelangelo. Succede anche nella musica: certe sonate di Domenico Scarlatti sono al livello di Bach e di Handel. La mia è una affermazione ovvia, ma tanti non se ne sono ancora accorti, fuorviati dall'idealismo crociano (anche gramsciano, tiè!). Fruirebbero meglio della bellezza, rendendosi conto che esistono sì i minori, ma anche negli affreschi, nei polittici, nelle sinfonie.
Buona giornata, Isabella Guarini.

Primo Casalini

Isabella Guarini ha detto...

Caro Casalini, secondo me l'ostacolo alla determinazione artistica è la funzione. Nel senso che non può essere considerata arte una tazzina da caffè, perché l'ARTE è per L'Arte e non per la Vita.Invece, una tazzina con cui gustare un caffé di buon mattino, una tazzina che ci aiuti a vedere i lati buoni della vita, é un capolavoro. Saluti, I.G.

Isabella Guarini ha detto...

Caro Casalini, ho visitato con attenzione il tuo sito Arengario.net, che giudico davvero pregevole. Effettivamente la profondità prospettica delle tarsie lignee di Fra' Giovanni da Verona è straordinaria, anche perché mi è sembrato di avvertire una certa dimensione spazio-temporale. Ovvero una dinamicità che non si percepisce nell'inquadramento prospettico centrale,piuttosto statico, tipico della pittura quattrocentesca. Isabella Guarini

Solimano ha detto...

Giustissima la tua osservazione sulla prospettiva centrale. Basta guardare i due Sposalizi della Vergine, quello del Perugino e quello di Raffaello (che sta a Brera) per accorgersi che la prospettiva può essere ancora una gabbia, mentre in Fra' Giovanni da Verona non è così, complice anche l'uso intelligente dei trompe l'oeil dei finti sportelli delle tarsie. I due sposalizi e le tarsie sono degli stessi anni, proprio a cavallo fra '400 e '500.
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato le mie fatiche in Arengario, specie i Bei Momenti, ne ho scritti circa quaranta, adesso sono preso in altre cose, ma potrei anche riprendere a scriverne, l'Italia è ricchissima di questi posti mirabili e quasi sconosciuti... per nostra fortuna eh... eh... il giorno che li scoprono è finita... in parte... saranno sempre posti per una minoranza spero crescente.
Buon pomeriggio, Isabella Guarini.

Primo Casalini

Isabella Guarini ha detto...

Ciao Primo, sono d'accordo! Il giorno in cui scopriranno i tesori nascosti della nostra storia artistica sarà la fine a causa dei "giacimenti culturali" da sfruttare come i pozzi di petrolio. Isabella Guarini

Solimano ha detto...

Eh si! Occorre rendersi conto che certe cose sono per pochi, che riescono a meritarsele con un impegno assiduo di anni e anni, altro che giacimenti culturali!
Qui nessuno giace, occorre stare con i piedi per terra e il naso in aria, accorgendosi per tempo degli odori, puzze comprese. Fortebraccio un giorno disse di Bignardi, segretario del PLI, che era istruito ma non colto. Avercene oggi, di istruiti!
Ogni riferimento alla signora Melandri, facendo un esempio a caso, è del tutto voluto.
Buon pomeriggio, Isabella.

Primo Casalini